L’esperienza di immersione in Senegal prevista dal progetto europeo Passer’Aile

Si conclude l’esperienza di immersione in Senegal prevista dal progetto europeo Passer’Aile, una visita per la formazione continua rivolta al personale delle comunità di accoglienza per giovani minorenni non accompagnati.
Lo scopo della mobilità è stato comprendere da vicino i contesti di origine per una migliore presa in carico. Non tutti i giovani  provenienti dall’Africa occidentale e dall’Europa provengono dal Senegal, ma rimane uno dei crocevia verso i territori europei.
L’esperienza ha offerto quindi una panoramica globale dei contesti socio-economici del territorio per consentire una migliore comprensione delle realtà e delle ragioni che muovo le persone.
Da Zuighenchor, a Kolda a Dakar, durante le scorse due settimane Emanuela, Laura e Veronica hanno preso parte a un programma di attività fatto di visite sul campo, osservazione partecipata, focus group, discussioni, scambio di pratiche e dibattiti insieme a un gruppo di pari provenienti dalla Francia, Spagna, Mali e Senegal, impegnati nell’accompagnamento dei giovani e delle giovani minorenni non accompagnati in Europa: educatori ed educatrici, operatrici legali, mediatrici linguistico-culturali, coordinatori e coordinatrici di strutture di accoglienza (SAI – Sistema di Accoglienza e Integrazione in Italia):
“Esserci immerse nei luoghi di origine è stata un’esperienza intensa e di arricchimento, sia da un punto di vista professionale che personale, grazie al confronto con associazioni del terzo settore e servizi che operano nell’ambito della protezione dei diritti dell’infanzia e della gioventù e grazie al contatto con abitudini quotidiane e oggetti culturali dei luoghi.
Avere conosciuto il contesto di origine dei ragazzi e delle ragazze con cui lavoriamo ha permesso di farci sentire più vicine e più capaci di  comprendere determinate dinamiche e comportamenti.
La dimensione del gruppo ci ha permesso di osservare e conoscere da diversi punti di vista, potendo così cogliere le complessità delle situazioni e maturare una nuova presa di coscienza su ciò che può spingere le persone a spostarsi dal proprio luogo di origine e ciò che portano con sé.
La dimensione transnazionale dell’immersione, in un contesto ricco di riferimenti culturali nuovi per tutti e tutte, ha moltiplicato il valore formativo dell’esperienza, contribuendo a rendere il gruppo coeso e unito nel comune intento di crescere e imparare gli uni dagli altri e le une dalle altre. Abbiamo sentito di condividere una visione e passione comuni, così come approcci e pratiche diverse che ci hanno permesso di arricchire la nostra “cassetta degli attrezzi”, importante per sentirsi parte di una comunità professionale con cui confrontarsi e supportarsi.
Realizziamo sempre di più che un buon livello di co(no)scienza dei contesti socio-culturali di origine può fortemente contribuire a una migliore presa in carico dei giovani e dunque favorire processi generativi di inclusione sociale.
Allora – dicono Emanuela, Laura e Veronica – ci auguriamo che questa opportunità formativa possa nel futuro replicarsi affinché altri operatori e altre operatrici sociali possano beneficiarne e, al contempo, che i governi possano finalmente attuare politiche migratorie internazionali pienamente rispettose del diritto umano universale alla mobilità”.
L’attività fa parte del progetto Passer’Aile, coordinato da Futur Au Présent International in collaborazione con Per Esempio, la Fondation des Apprentis d’Auteuil, Caritas Spagna, il CHS e l’AJDM, finanziato da Erasmus+.