Le Boisselier – L’esperienza da volontario di Victor

Quella mattina d’estate eravamo tutti seduti in cerchio accanto ai ficus di Villa Giulia. Era la fine di Agosto e i bambini dal centro sociale “Ubuntu” avevano finito i loro compiti. Giada, l’educatrice, voleva usare la diversità di noi volontari, per fare un piccolo lavatoio interculturale. C’era Nina, di Germania e Fernando di Portogallo. C’era anche Elisavet, la mia coinquilinagreca. Il gioco era molto semplice: I bambini dovevano dire una parola, e noi dovevamo dire la stessa parola nella nostra lingua.

« – Grazie
– Danke
– Obrigada
– Efxaristo
– Merci

– Buongiorno
– Guten Tag
– Olà
– Kalimera
– Bonjour

– E Netflix, come si diceNetflix?
– Netflix
– Netflix
– Netflix
– Netflix…
– E Playstation?
– Basta, queste parole sono internazionali! »

I bambini ad Ubuntu sono tutti italiani figli d’immigranti. Conoscono anche loro un altra lingua e cultura differenti. Vedendo la nostra diversità hanno cominciato anche loro a parlare arabo, romano, inglese…
Questo momento è più o meno il simbolo del mio volontariato: Lo scambio. Allora, è vero che questa parola può essere usata molto facilmente senza avere molto senso. Ma è vero anche che le diverse lingue e culture di ogni paese facevano parte delle nostre discussioni nella vita di ogni giorno. Quando lavoro con bambini mi dicono sempre il più possibile di parole in francese. Quando parlo o ceno con amici di altri paesi paragoniamo sempre le nostre abitudini, il nostro modo di esprimerci : « nella mia lingua abbiamo questa espressione », « ma tu mangi l’insalata con yogurt???? ». Le nostre discussioni ci hanno fatto tutti riflettere sul nostropunto di vista, permettendoci vedere una realtà a volte più ampia, a volte totalmente diversa di quella che vedevamo fino a quello momento.

Ecco la bellezza di questo volontariato: le missioni sono diverse, i gruppi con cui si può lavorare sono diversi: sportello sans-papiers con l’Arciporcorosso, il grest a Santa Chiara, il lavoro a Sbarratto ( l’associazione del mercato usato di Ballaro), il doposcuola ad Ubuntu, progetti di Storytelling con giovani…Era un modo di vivere e lavorare che ci ha fatto conoscere il cuore della città, vivendo tra lingue, culture e storie diverse, tutte miste per creare la Palermo che ho conosciuto.

Se siamo tutti di differenti paesi d’Europa, abbiamo anche quest’amore per la Sicilia in comune. E abbiamo questa phrasa tra noi : « Un volontario a Palermo sa quando arriva, ma mai quando parte… »